venerdì 4 gennaio 2008

IL RINASCIMENTO E IL GOVERNO DELLA CITTÀ (STUDIO INEDITO)

L’erezione del Forte Sangallo voluto da Papa Alessandro VI Borgia, e affidato all’architetto Antonio da Sangallo il vecchio a partire dal 1494-95, rivoluzionò l’assetto urbanistico interno di Civita Castellana. La conseguenza più importante fu rappresentata dall’abbandono della piazza del Duomo e la costituzione del nuovo polo nella piazza di Prato che divenne anche la piazza del Comune con la costruzione del palazzo comunale.
Le vicende storiche del periodo rinascimentale ci sono testimoniate da una cronaca locale intitolata Dell’Istoria di Civita Castellana per Francesco Pechinoli che scrisse intorno al 1560;
L’Istoria, divisa in due parti ci fornisce notizie sulle persone che ricoprivano i ruoli di governatore della città: Alessandro VI Borgia (1492-1503), immediatamente dopo la sua ascesa al soglio pontificio, diede a Cesare Borgia, detto il Valentino, il governo perpetuo della città.
La morte del pontefice Alessandro VI nell’estate del 1503 segnò anche il declino del figlio, che inviò soldati ad occupare Nepi e Civita Castellana: nell’Istoria si racconta come la popolazione resistette al tentativo del conte Oliva, inviato dal Valentino, non permettendo che conquistasse la fortezza.

Nel 1513 per la munificenza di Leone X (1513-1521) venne costruito il palazzo Comunale, come attestava un’ iscrizione posta nel fronte dell’edificio: LEONIS X PONT. MAXIM. IN VEIO LIBERALITATE. Egli diede il governo della città a Bernardo Dovizi da Bibiena.
Giulio de’ Medici governatore della città, diventato papa, con il nome di Clemente VII (1523-34), lasciò il governo della stessa al cardinale Giovanni Salviati, il quale rimase fino alla morte del pontefice. In questo periodo Civita Castellana si trova coinvolta nelle vicende del Sacco di Roma dovendo combattere contro le truppe dei lanzichenecchi, che avevano ottenuto dal papa un permesso per farsi consegnare la città e la rocca.
Alla morte di Clemente VII il suo successore, Paolo III Farnese (1534-1549), nominò governatore della città il nipote Alessandro Farnese:“...per speciale grazia del sommo Iddio, sortì per ottenere per governatore, anzi piuttosto per padre, e per protettore il nipote di Paolo de 30 anni.”
Sotto il pontificato di Giulio III del Monte(1550-1555) la città conobbe una forte carestia per la mancanza di grano. Il pontefice “per compiacere Balduino del Monte suo fratello”, rimosse il cardinale Farnese, assegnando la reggenza della città e della rocca a Rocco Galletti del Monte, che scelse come collaboratore il fratello Domenico.
Il pontefice successivo Paolo IV Carafa (1555-59), nomina governatore “secondo il solito” il cardinale Carlo Carafa, il 13 agosto 1555.
Un’ eccezione alla regola fu la nomina di Mario Arca avvenuta il 12 marzo 1559, che acquisì Civita Castellana in governo temporaneo per un breve periodo e fu in seguito sostituito, all’elezione di Pio IV (1560-65), con Carlo Borromeo.
A seguito dell’elezione di Gregorio XIII venne affidato il governo a Filippo Boncompagni dal 25 luglio 1577 e in secondo mandato il 3 aprile 1581.
Alle soglie dell’elezione pontificia di Felice Peretti il governo di Civita Castellana era ancora detenuto dal cardinale Boncompagni come risulta negli atti del 1586.
Anche Sisto V continua nella prassi di affidare il governo della città al proprio cardinale nipote: ne troviamo conferma negli atti notarili conservati presso l’Archivio di Stato di Viterbo. Alla morte di Sisto V, Clemente VIII Aldobrandini, nomina il cardinal nipote Pietro, governatore della città. 
prof.ssa Carlotta NELLI

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