sabato 2 marzo 2013

Storia del Rosario: fede, arte e devozione di Patrizia Fantera

Una, tra le numerose immagini d’arte sacra utilizzate all’interno della ”Lettera pastorale per la quaresima 2013” del nostro Vescovo Mons. Romano Rossi, è inserita a pag. 12 e la didascalia ci informa che il dipinto si trova a Faleria all’interno della Chiesa di San Giuliano; rappresenta la “ Madonna del Rosario” ed è databile tra fine XVI e inizio XVII sec. Ma quello presente a Faleria non è un soggetto raro: altri dipinti dedicati alla Madonna del Rosario sono presenti in molti paesi della nostra Diocesi e i più interessanti risalgono allo stesso periodo storico: sull’altare del Sacramento della Cattedrale di Civita Castellana, nel transetto di sinistra è posta la grande tavola della Madonna del Rosario e devoti del XVI sec., contornata da riquadri rappresentanti 15 Misteri. A Magliano Romano nella Chiesa di San Giovanni Battista due porzioni di affresco sono dedicati rispettivamente alla Madonna del Rosario e santi e ai misteri del Rosario databili al XVI sec.; a Morlupo sempre in una chiesa intitolata a San Giovanni Battista un dipinto ad olio dello stesso periodo ripropone quasi in modo identico lo stesso soggetto degli affreschi di Magliano; ad Orte nella Chiesa di Sant’Agostino, Giorgio da Orte (Giorgio Cenci) è l’autore della tavola su cui è dipinta la Madonna del Rosario con san Domenico, san Pio V, ed altri santi, risalente al 1571 circa. A Sant’Oreste nella chiesa di San Lorenzo, sul terzo altare di destra, è situato il dipinto Madonna del Rosario (datato al 1577 nel fastigio centrale) e contornata da 15 misteri; i santi Domenico e Santa Caterina sono aggiunte successive datate al 1703; a Rignano Flaminio nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, nella navata destra campeggia il dipinto della Madonna del Rosario con Santi, devoti e cherubini del XVI sec.; su tre lati sono posizionati i quindici riquadri dei Misteri. Il fiorire, in questo periodo, di committenze artistiche che hanno come soggetto la Madonna e il Rosario, Santi e Papi che ne hanno favorito la diffusione coincide senza dubbio con un momento particolarmente favorevole a questa pratica devozionale: nel 1569, infatti, con la bolla Consueverunt romani Pontificies di Pio V trovò la sua consacrazione ufficiale la storia del Rosario, che venne fissato in forme che sono sostanzialmente quelle attuali. Gregorio XIII suo successore nel 1573 istituì la festa del rosario inserendola nel calendario alla prima domenica di ottobre. Ma i momenti storici dello sviluppo del salterio della beatissima Vergine, che in origine prevedeva la ripetizione dell’orazione per 150 volte ed era, insieme al salterio dei Pater diffuso soprattutto tra i monaci illetterati, si possono comprendere nell’arco posto fra i secoli XII e XVI ; è all’inizio del 1100, infatti che si diffonde la pratica dell’Ave Maria che era però conosciuta e recitata solo nella sua parte evangelica contenente il saluto dell’Angelo e la benedizione di Elisabetta. A partire dal 1483 si diffonderà l’uso del “Santa Maria” . Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalkar operò una suddivisione del salterio delle Ave dividendo le 15 decine con la recita del Pater. Nello stesso periodo prenderà piede la tradizione, diffusa soprattutto da Alano de la Roche O.P. di attribuire a San Domenico l’istituzione del Rosario. Di sicuro si deve ai predicatori domenicani la diffusione di questa forma popolare di preghiera adottata come pratica all’interno delle numerose confraternite mariane fondate da San Pietro da Verona, discepolo di San Domenico. L’arricchimento delle litanie di Ave e Pater con la meditazione dei misteri avvenne tra il 1410 e il 1439 a cura di Domenico di Prussia, certosino di Colonia che proporrà ai fedeli un salterio composto da 50 Ave Maria. Al termine di ogni preghiera era aggiunto un riferimento ad un avvenimento evangelico. Fu poi Alano de la Roche che operando per la diffusione della pratica del Rosario tra le confraternite mariane da lui fondate, effettuò una ulteriore sistemazione della preghiera in senso moderno incorporando, in una triplice partitura la meditazione dei misteri: incarnazione, passione e morte, gloria di Cristo e di Maria; è da questo momento che il salterio comincia a chiamarsi “rosario della beata vergine Maria”. Dopo di lui il rosario venne semplificato ulteriormente ad opera del domenicano Alberto da Castello che nel 1521 scelse 15 misteri principali (ricordiamo che nella maggior parte dei nostri dipinti la tavola centrale è arricchita da 15 tavolette dei Misteri) da proporre alla meditazione dei devoti del rosario posizionandoli lungo la recita delle Ave. Nel frattempo il Rosario, dalle confraternite mariane si diffonderà tra tutto il popolo cristiano diventando un forma universale di preghiera. In tempi moderni, sono innumerevoli i documenti pontifici riguardanti il rosario. Paolo VI nella sua enciclica Christi Matri esplicitando il testo del Vaticano II in merito al valore della recita del Rosario ricorderà tra l’altro che è “una preghiera per ottenere la pace, presidio e alimento della fede”. Con Giovanni Paolo II verranno introdotte delle novità: il principale elemento nuovo è l’introduzione dei “misteri della luce” che contemplano gli episodi della vita pubblica di Gesù e cioè il Battesimo ricevuto da Giovanni, le nozze di Cana, l’annuncio del Regno di Dio, la Trasfigurazione e l’Eucarestia. Malgrado evidenti segni di disaffezione alla pratica del rosario a partire dagli anni 70-80 soprattutto tra le giovani generazioni Benedetto XVI dal suo osservatorio privilegiato ebbe modo di avvertire la rinascita più consapevole e sentita di questa pratica fra le donne e gli uomini di fede: “Il Santo Rosario non è una pratica del passato come orazione di altri tempi a cui pensare con nostalgia. Al contrario, il rosario sta sperimentando una nuova primavera… Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria”.

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